Ossiuri: sintomi, terapia e rimedi naturali contro i vermi intestinali

Consulente Scientifico:
Dottoressa Denise Albani
(Specialista in biologia e genetica)

Vermi piccoli e bianchi che causano un fastidioso prurito anale, gli ossiuri sono responsabili di una tra le parassitosi più comuni nell’uomo. Come avviene il contagio e quali sono i soggetti a rischio? Analizziamo i sintomi con cui si manifesta l’infestazione, la terapia e i rimedi naturali più adatti a contrastare i vermi intestinali.

    Indice Articolo:
  1. Cosa sono?
  2. Soggetti a rischio
  3. Contagio
  4. Sintomi della parassitosi
  5. Diagnosi
  6. Terapia
  7. Rimedi naturali

Ossiuri: cosa sono?

Gli ossiuri sono parassiti causa di un’infestazione intestinale esclusivamente umana definita ossiuriasi e determinata dall’ingestione accidentale delle loro uova.

Si tratta di elminti nematodi ovvero piccoli vermi intestinali cilindrici, bianchi, mobili e visibili a occhio nudo il cui nome scientifico è Enterobius vermicularis, motivo per cui la parassitosi viene anche definita enterobiasi.

Gli ossiuri presentano dimorfismo sessuale:

Le uova di ossiuri:

Le uova eliminate con le feci sono embrionate per cui, una volta rilasciate, sono già in grado di infestare un ospite.

Ciclo biologico degli ossiuri

Studi condotti hanno evidenziato la presenza di uova di ossiuri in feci umane risalenti a oltre 7000 anni fa, sottolineando la longevità di tale infestazione endemica.

Il ciclo biologico di questi parassiti si svolge unicamente nell’uomo.

Una volta ingerite, le uova di ossiuri attraversano il primo tratto digerente grazie alla loro notevole resistenza e giungono nel duodeno (porzione iniziale dell’intestino tenue) dove si schiudono e rilasciano le larve che, sviluppandosi nel digiuno e nel tratto superiore dell’ileo, in circa un mese danno origine al verme adulto. I vermi adulti così formati migrano verso il tratto inferiore dell’ileo e giungono nell’intestino crasso (cieco e colon) dove vivono per circa 1-2 mesi ancorati alla parete intestinale, sottraendo nutrienti all’organismo ospite.

In questa stessa sede si realizza l’accoppiamento dei vermi sessualmente maturi: dopo la fecondazione i maschi vanno incontro a lisi (dissoluzione) mentre le femmine, gravide, migrano fino a raggiungere la regione anale.

Durante la notte, le femmine attraversano l’orifizio anale dell’ospite colpito, escono all’esterno e, prima di morire, depongono fino a 20000 uova tra le pieghe cutanee della zona perianale e rilasciano una sostanza gelatinosa utile affinché le uova vi aderiscano.Le uova deposte racchiudono una larva giriniforme che, dopo poche ore, inizia a svilupparsi trasformandosi in una larva vermiforme.

Nel momento in cui vengono liberate nell’ambiente e sono accidentalmente ingerite dall’uomo, le uova infestanti migrano nel tenue, si schiudono liberando le larve e il ciclo riprende.

Il periodo di incubazione va dal momento del contagio (ingestione delle uova infestanti) alla migrazione delle femmine gravide verso la regione perianale e dura circa 1-2 mesi.

Soggetti a rischio parassitosi

L’ossiuriasi colpisce circa 500 milioni di soggetti in tutto il mondo e interessa soggetti di qualsiasi età e livello socio-economico sebbene sia più frequente nei bambini (l’Enterobius vermicularis viene anche definito “verme dei bambini”).

Trattandosi di un’infestazione a trasmissione oro-fecale interumana diretta, il contagio è semplice e rapido, soprattutto nei paesi con clima temperato in cui le uova di ossiuri trovano il loro habitat ideale.

I soggetti più esposti sono i bambini in età prescolare e scolare (5 -14 anni; nei lattanti l’incidenza è minore): frequentando luoghi affollati come asili, scuole, centri ricreativi, piscine e centri sportivi in genere, aumenta il rischio di possibile contagio (incidenza pari al 100%).

Gli adulti sono meno esposti e maggiormente immunizzati ma possono essere contagiati stando a contatto con bambini infestati: le parassitosi multiple in famiglia, infatti, sono molto comuni.

Ossiuri in gravidanza.

Contrarre gli ossiuri durante la gravidanza può destare timore ma è opportuno sapere che la parassitosi non interferisce con lo sviluppo fetale in quanto si localizza esclusivamente a livello intestinale e non vi è rischio di trasmissione per via trans-placentare e/o per via ematica.

Cause e modalità di trasmissione delle uova.

Il consumo di cibi contaminati con materiale fecale (carne poco cotta o alimenti lavati con acque inquinate) e, in particolare, la mancata igiene associata al contatto mani-bocca (frequente nei bambini) possono portare all’insorgenza dell’ossiuriasi.

Il movimento strisciante delle femmine di ossiuri attraverso l’orifizio anale e il rilascio della sostanza gelatinosa necessaria all’adesione delle uova, causano un intenso prurito anale, specie durante la notte. Ciò comporta la necessità di grattarsi, determinando la raccolta delle uova sotto le unghie.

Se, ad esempio, il bambino porta le mani sporche alla bocca, le uova vengono nuovamente ingerite dallo stesso e si verifica una re-infestazione esogena.

Inoltre il bambino infestato può entrare in contatto con qualsiasi superficie (veicolo di parassiti), causando la diffusione delle uova: se l’oggetto in questione viene manipolato da un secondo soggetto e avviene il contatto mani-bocca o oggetto-bocca, si verifica una nuova autoinfestazione.

Tra gli oggetti-veicolo più a rischio annoveriamo:

Le uova deposte sopravvivono per circa 2-3 settimane a temperatura ambiente: tale intervallo di tempo, definito periodo di contagiosità, inizia con la deposizione delle uova nella regione perianale e prosegue con l’eventuale diffusione su altre superfici.

Oltre all’ingestione accidentale, le uova possono essere inalate qualora la loro deposizione sia avvenuta su oggetti impolverati.

Talvolta accade anche che le uova possano schiudersi nella regione perianale e le larve risalgano nel retto e nell’ultimo tratto del colon (retro-infestazione) così come può avvenire una re-infestazione endogena a causa di un’evoluzione uovo-adulto che si verifica all’interno dell’intestino.

Sintomi dell’ossiuriasi.

L’infestazione da ossiuri è caratterizzata da un intenso prurito anale, soprattutto notturno, che può estendersi al perineo (zona tra genitali e ano).

Il fastidio dovuto al prurito, determinato dallo strisciare dei vermi attraverso l’ano, induce il soggetto a grattarsi al punto da provocare irritazioni ed escoriazioni perineali che possono sfociare nell’insorgenza di infezioni secondarie locali.

L’ossiuriasi è sicuramente una condizione sgradevole ma non è legata a patologie gravi: la sintomatologia, infatti, è lieve o addirittura assente nella maggior parte dei soggetti colpiti.

Qualora l’infestazione dovesse essere più grave, al prurito possono essere associati altri sintomi più rari tra cui:

Nelle bambine il prurito si può estendere anche a livello vulvare con perdite vaginali e, nei casi più gravi sebbene rari, possono insorgere vaginite, endometrite (a carico dell’utero) e/o salpingite cronica (interessa le tube di Falloppio) con il rischio di cicatrici interne.

Ossiuri e appendicite.

L’associazione tra l’infestazione da ossiuri e l’appendicite è piuttosto controversa: attualmente non è ben chiaro se si tratti di due eventi concatenati o se i due eventi coesistano per una semplice coincidenza.Dalla letteratura scientifica, alcuni studi hanno riscontrato una correlazione tra infestazione da Enterobius vermicularis e l’insorgenza di appendicite acuta, appendicite cronica e rottura dell’appendice.

Altri studi, invece, hanno evidenziato come il parassita non sia coinvolto direttamente nel processo infiammatorio a carico dell’appendice ma la sua presenza può innescare un’irritazione tale da indurre la comparsa di sintomi appendicolari. Secondo tali studi, infatti, l’ossiuriasi raramente causerebbe appendicite.

Ad oggi è noto che l’ossiuriasi può determinare dolore addominale acuto nella fossa iliaca destra assimilabile a un’appendicite acuta o dolore addominale ricorrente sempre a livello di fossa iliaca destra (appendicite cronica).

Diagnosi: come si individuano i vermi intestinali

La diagnosi di infestazione da ossiuri si può effettuare con:

Scotch test.

Questo metodo è utile al fine di catturare le uova deposte durante la notte nelle pieghe cutanee della zona perianale.Il test deve essere effettuato al mattino, appena svegli, prima della pulizia quotidiana e della defecazione e consiste nell’applicazione di una striscia di nastro adesivo trasparente di circa 5-6 cm (adeso a un supporto come un bastoncino di legno) sulla cute intorno all’ano.

Dopo l’applicazione, il nastro adesivo viene staccato delicatamente dalla cute e viene fatto aderire a un vetrino per l’osservazione al microscopio a bassa risoluzione.

È importante che l’adesione al vetrino venga effettuata correttamente in quanto la presenza di materiale mucoso o di bolle d’aria potrebbe inficiare l’osservazione: per questo motivo viene depositata una goccia di toluene (una sostanza in grado di sciogliere oli e grassi) tra la striscia e il vetrino.

Inoltre è fondamentale l’utilizzo di guanti protettivi data l’alta capacità infestante delle uova.Per una diagnosi corretta, sarebbe opportuno ripetere il test per 3 mattine consecutive e dopo 10 giorni dal trattamento per valutare l’efficacia della terapia.

Terapia per l’ossiurasi.

I farmaci utilizzati per contrastare l’ossiuriasi, eventualmente prescritti dopo opportuna visita medica,  devonotener conto dello stato fisio-patologico del soggetto e della gravità dell’infestazione.

Sono:

Secondo consiglio medico, sarebbe utile l’assunzione di lassativi blandi al fine di facilitare i fenomeni di defecazione e l’utilizzo di creme o unguenti antipruriginosi da applicare sulla zona perianale per alleviare il fastidio.

La longevità degli ossiuri normalmente non supera i 40-50 giorni ma i fenomeni di re-infestazione e di retro-infestazione sono alla base della persistenza di tale parassitosi, con insuccessi frequenti nei trattamenti a scopi terapeutici.

Ciò accade perché le uova possono essere deposte fino a una settimana dopo la terapia: ecco perché è opportuno ripetere la somministrazione dopo 2 settimane ed estendere la terapia a tutti i componenti della famiglia o a coloro i quali possono entrare in contatto con il soggetto infestato.

Alimentazione e rimedi naturali contro i vermi intestinali.

L’alimentazione può essere un ottimo alleato al fine di contrastare l’ossiuriasi: lo yogurt, ad esempio, stimola la crescita e il riequilibrio della flora batterica intestinale, sfavorevole per i parassiti.

Gli alimenti zuccherati o ricchi di amido, invece, sono da evitare in quanto gli ossiuri utilizzano il glucosio come fonte di energia.

Tra gli alimenti più efficaci, spesso indicati dalle nostre nonne come miracolosi, annoveriamo:

La terapia omeopatica, sotto opportuna valutazione medica, può essere associata ai rimedi classici in quanto non è sufficiente a eliminare l’infestazione da ossiuri.

Tra i rimedi naturali citiamo:

Approfondisci le proiprietà dell'aceto di mele.

Strategie preventive.

La persistenza della parassitosi, dovuta alla sua ubiquità e alla difficoltà di mettere in atto un trattamento completo ed efficace, può essere contrastata attraverso alcune strategie preventive.

Si tratta di norme di buona prassi igienica da associare alla terapia farmacologica:

  • Curare l’igiene personale, in particolare lavare spesso le mani con acqua calda e sapone e tenere le unghie corte.
  • Cambiare quotidianamente la biancheria intima, lenzuola e asciugamani (lavaggio a 60°C).
  • Pulire a fondo la casa, in particolar modo tutte le superfici potenzialmente infestate (ad esempio i sanitari).
  • Evitare che il bambino si gratti durante la notte utilizzando un pigiama intero a “tuta di aviatore”.

Inoltre è importante evitare di consumare ortaggi crudi e frutta non sbucciata, carne e pesce crudi e acqua di cui non si conosce la purezza.

Nonostante le recidive siano molto comuni, la terapia affiancata all’igiene personale e della casa può ridurre i tempi di guarigione a 1-2 settimane.

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Dottoressa Denise Albani
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