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E’ possibile rimuovere un tatuaggio? Quali sono le tecniche più efficaci? Si possono avere risultati soddisfacenti ? Ed a che prezzo? Analizziamo i possibili rischi e gli effetti delle moderne tecniche (laser, creme dermoabrasione, ecc..) per eliminare i tatuaggi dalla pelle.
Con la diffusione dei tatuaggi, da quelli ornamentali a quelli correttivi, si è assistito ad un aumento di coloro i quali ricorrono allo specialista per la rimozione degli stessi. Le tecniche utilizzate a tale scopo, sono numerose e vengono scelte solo dopo un’attenta valutazione del dermatologo o del medico estetico. Un criterio molto comune classifica tali tecniche in base al principio sfruttato. In particolare, si distinguono:
Nota anche come “exeresi”, consiste nell'asportazione chirurgica del derma, lo strato ove si accumulano i pigmenti e nella successiva sutura dei lembi cutanei. La tecnica viene condotta in anestesia locale, e richiede l’applicazione di una pomata antibiotica nei giorni successivi all'intervento.
La tecnica è indicata per i piccoli tatuaggi, che possono essere rimossi in un’unica seduta, Non è adatta per tatuaggi estesi ed inoltre lascia cicatrici.
La tecnica consiste nella rimozione degli strati cutanei superficiali attraverso l’uso del dermoabrasore. Il dermoabrasore è un apparecchio dotato di frese rotanti in grado di raschiare la cute, con una profondità che dipende dalla pressione esercitata sul manipolo stesso.
Approfondisci come viene effettuata la dermoabrasione.
La dermoabrasione può essere associata al curettage: la pelle viene ulteriormente raschiata con la curetta, una spatola chirurgica dotata di un lato tagliente ed uno smussato, in modo da rimuovere i pigmenti localizzati in profondità.
Il trattamento è adatto per aree molto estese e tatuaggi profondi e viene condotto in anestesia (locale o generale, a seconda dell’estensione del tatuaggio); anche in questo caso, è fondamentale pulire costantemente l’area trattata e applicare delle pomate antibiotiche, in modo da ridurre l’insorgenza di infezioni.
La dermoabrasione lascia cicatrici ed ha un decorso post-operatorio complicato, in quanto è richiesta la pulizia accurata della ferita e l’eventuale applicazione di un sostituto cutaneo (un materiale che protegga la cute lesa ma, allo stesso tempo, non ostacoli la traspirazione).
In alcuni casi è possibile ricorrere all'acido tricloroacetico (TCA), un acido carbossilico in grado di raggiungere gli strati cutanei più profondi. Il TCA ha la capacità di:
Puoi approfondire i benefici del peeling chimico.
Il TCA viene utilizzato in concentrazioni comprese tra il 10% e il 50%, in relazione alla profondità del tatuaggio: viene applicato sulla cute (sottoforma di pasta o soluzione), lasciato in posa per 1’- 4’ e rimosso con acqua.
Può essere utilizzato per eliminare i tatuaggi estetico-correttivi, come il trucco semipermanente delle sopracciglia ma è una tecnica dolorosa ed ha tempi di ripresa lunghi.
Si tratta di un prodotto pubblicizzato per la rimozione dei tatuaggi di vario tipo, da quelli ornamentali a quelli correttivi. Esso consiste in una miscela di vari composti (ossidi di zinco, magnesio e calcio, acido salicilico, trietanolammina e alcol isopropilico), ai quali si attribuisce la capacità di degradare i pigmenti.
Il prodotto viene dapprima iniettato sottocute e, successivamente, applicato come una crema per 6-8 giorni. Dopo 10-20 giorni si formeranno delle croste, destinate a staccarsi.
Purtroppo, non esistono evidenze scientifiche che supportino l’efficacia di Rejuvi tattoo removal; al contrario, sono state documentate reazioni avverse molto gravi in seguito al suo impiego:
Si tratta di un laser ablativo, così detto in quanto provoca l’asportazione degli strati cutanei colpiti. In particolare, questa tecnica si avvale dell’uso di radiazioni infrarosse (9.400-10.600nm) che, assorbite dall’acqua contenuta, surriscaldano il tessuto e ne provocano la vaporizzazione.
L’impiego del laser ad emissione continua permette di raggiungere il derma reticolare, facilitando l’eliminazione dei tatuaggi più profondi. Il laser CO2 lascia cicatrici ed ha un decorso post-operatorio complicato, simile a quello conseguente alla dermoabrasione.
L’Nd-Yag rappresenta il trattamento elettivo per la rimozione dei tatuaggi, avendo un ottimo rapporto rischio/beneficio: esso, infatti, è abbastanza sicuro e consente di ottenere dei buoni risultati. La tecnica sfrutta il fenomeno della fototermolisi selettiva: le radiazioni emesse dall'apparecchio vengono assorbite dai pigmenti del tatuaggio, i quali si frammentano (fototermolisi) e possono essere inglobati con più facilità dai macrofagi, che vengono allontanati attraverso la circolazione linfatica. La brevità degli impulsi, dell’ordine dei nano e picosecondi, fa in modo che i tessuti circostanti non vengano danneggiati e quindi, non si formino cicatrici.
I macchinari di ultima generazione, quali Spectra VRM IIITM e Cynosure revliteTM, consentono di selezionare fino a quattro lunghezze d’onda in base ai pigmenti da rimuovere:
La singola seduta ha una durata molto variabile in genere, un tatuaggio delle dimensioni di 4 cm, viene trattato in 10’.
I vantaggi di tale tecnica sono:
Mentre gli svantaggi:
E’ una tecnica recente che prevede l’uso dell’elettrodermografo: uno strumento in grado di emettere correnti ad alta frequenza, le quali frammentano i pigmenti facilitandone l’eliminazione. Viene utilizzato dai tatuatori per schiarire un tatuaggio indesiderato, in modo da facilitarne la copertura (cover-up).
In questo metodo di rimozione misto, si fa uso di corrente elettrica e del sale da cucina.
Avviene in due fasi:diatermocoagulazione e salabrasione.
La diatermocoagulazione rimuove gli strati cutanei superficiali attraverso il calore generato da correnti elettriche ad alta frequenza (1 Watt per tatuaggi piccoli, 14-20 Watt per tatuaggi grandi). La tecnica si avvale dell’uso di un elettrobisturi diatermocoagulatore, il quale si compone di: un generatore di corrente, un elettrodo attivo ed uno passivo.
La corrente prodotta dal generatore, fuoriesce attraverso l’elettrodo attivo ed esplica una duplice azione:
Svolto il suo compito, attraversa il corpo del paziente e giunge nell'elettrodo neutro (una piastra posta in prossimità dell’area trattata), che la convoglia al sistema di dispersione a terra.
La salabrasione prevede l’uso di una pasta ottenuta miscelando del sale con soluzione fisiologica. Dopo il trattamento di elettrocoagulazione, la pasta viene massaggiata per un minuto e lasciata in posa per 15’-60’, coperta da una garza, in relazione allo spessore della cute e alla sua vascolarizzazione; quindi, si rimuove il sale con acqua, si disinfetta e si applica una garza non aderente.
Generalmente sono necessarie 2-7 sedute, distanziate tra loro di tre mesi.
Questa tecnica rimuove i tatuaggi professionali, i cui pigmenti si localizzano in profondità, ma può lasciare cicatrici e può ustionare la cute, qualora la corrente segua un percorso diverso da quello descritto (generatore, elettrodo positivo, zona tatuata, elettrodo neutro). Ciò può essere dovuto a diversi fattori, tra cui la presenza di sudore oppure il contatto della pelle con superfici metalliche.
Molte sono le tecniche casalinghe fai da te per rimuovere i tatuaggi, ma funzionano? sono pericolose?
E’ una delle tecniche che non richiedono l’operato di uno specialista. Basta strofinare il sale sulla parte tatuata o immergere il tatuaggio in acqua e sale.
Purtroppo tale tecnica non solo è inefficace, ma è anche molto dannosa per la cute.
L’inchiostro dei tatuaggi, infatti, raggiunge il derma che è la parte più profonda della cute e quindi il sale o l’acqua e sale non possono raggiungerla.
Al contrario, lo sfregamento continuo della pelle può causare escoriazioni e quindi rendere la pelle soggetta ad infezioni.
Altra tecnica diffusa è quella che vede l’utilizzo di acqua ossigenata. Il procedimento è semplice, basta applicare dei dischetti di cotone imbevuti di acqua ossigenata sul tatuaggio che si intende eliminare. L’operazione va fatta ogni giorno per più settimane.
Approfondisci i benefici dell'acqua ossigenata per la pelle.
La tecnica è meno rischiosa di quella col sale ma egualmente inefficace. L’unico risultato che si potrà ottenere è lo schiarimento dei colori scuri del tatuaggio.
Il limone, grazie alle sue proprietà sbiancanti, viene utilizzato anche per la rimozione dei tatuaggi. Per ottenere, però un effetto esfoliante il limone va mescolato con il sale e quindi può creare, anche in questo caso, escoriazioni e cicatrici senza ottenere l’effetto desiderato.
Nonostante le tecniche disponibili siano veramente numerose, il metodo di rimozione più utilizzato è sicuramente il laser Nd-Yag, in quanto:
Gli altri metodi vengono utilizzati qualora il laser Nd-Yag abbia fallito o sia controindicato, ad esempio per tatuaggi cosmetici a base di ossidi di zinco e titanio.
L’henné è un pigmento naturale ottenuto dalla Lawsonia inermis, un arbusto diffuso in India, Nord America e Nord Africa. Benché siano temporanei, i tatuaggi all’henné possono non sparire del tutto, lasciando antiestetici residui sulla pelle.
Come comportarsi in questi casi? Molto semplice: è sufficiente mettersi a mollo in acqua calda e sfregare la cute con gel esfoliante e spugna da bagno.
Rispondere alla domanda non è affatto semplice, in quanto occorre considerare le caratteristiche del tatuaggio, ovvero:
In linea generale, occorrono:
E’ fondamentale che trascorra almeno un mese, tra una seduta e l’altra, per consentire alla cute di riprendersi.
Esattamente come altri trattamenti estetici, la rimozione dei tatuaggi non è certo priva di effetti indesiderati.
Alcuni di essi, quali: fastidio, bruciore, eritemi, bollicine e croste, sono del tutto normali e tendono a risolversi nel giro di poco tempo; altri, invece, sono legati all'utilizzo di particolari tecniche o all'adozione di comportamenti scorretti da parte del paziente.
Rappresentano l’esito della riparazione di un danno riguardante il derma (soprattutto quello profondo), e si presentano come masse di tessuto fibrotico piane, rilevate o infossate. Il rischio che si formino è molto alto per le tecniche ablative (escissione, dermoabrasione, laser a CO2 ed elettrosalatura) e nel caso di tatuaggi professionali, soprattutto quando localizzati nelle zone in cui la cute è più sottile (viso, genitali, petto, area di flessione degli arti, dorso di mani e piedi).Inoltre tutte le tecniche discusse possono favorire la formazione dei cheloidi, masse abnormi di tessuto cicatriziale.
Stratta di alterazioni della pigmentazione cutanea, che possono presentarsi sottoforma di iperpigmentazioni (macchie brune) o ipopigmentazioni (macchie chiare). Il rischio che si manifestino è particolarmente alto:
Le infezioni quali piodermiti (infezioni cutanee sostenute da strepto- e stafilococchi) ed herpes si manifestano qualora la cute non venga pulita e trattata con l’antibiotico, mentre le seconde si presentano in persone predisposte.
Le ustioni possono manifestarsi durante la diatermocoagulazione (qualora la corrente segua un percorso alternativo) o in seguito all’uso di prodotti per il “fai da te” (kit per la rimozione chimica del tatuaggio).
Detto ciò, in quali casi è sconsigliato il ricorso a tali tecniche?
La rimozione dei tatuaggi è sconsigliata in caso di infezioni e dermatiti in atto o in caso di infezioni erpetiche recidivanti, soprattutto per quanto riguarda il laser e il peeling chimico. Qualora il medico reputasse opportuno l’impiego di tali tecniche, il paziente dovrà effettuare una terapia antivirale prima della seduta.
Poiché come detto i trattamenti di rimozione dei tatuaggi tendono ad assottigliare la cute, rendendola più sensibile alle radiazioni, bisogna evitare di ricorrervi se si è in terapia con farmaci fotosensibilizzanti.
Gli anticoncezionali orali dovrebbero essere sospesi almeno un mese prima del trattamento, mentre per i retinoidi sono richiesti almeno dodici mesi. Le tecniche ablative potrebbero provocare emorragie o trombosi. In caso di terapia con acido acetilsalicilico (un farmaco antiaggregante), si dovrebbe sospendere la terapia almeno due settimane prima della seduta.
In tal caso sono controindicati:
E’ sconsigliato ricorrere alle tecniche di rimozione dei tatuaggi durante la gravidanza per l’imprevedibilità degli effetti sul feto.
Le informazioni riportate non sostituiscono il rapporto medico-paziente. Prima di prendere qualsiasi iniziativa, rivolgetevi sempre allo specialista.
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