La bulimia nervosa è uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare, caratterizzato dalla presenza di abbuffate e condotte di eliminazione di vario tipo. Tale patologia è molto complessa, può comportare conseguenze molto gravi, anche fatali. Analizziamo i sintomi, le cause e le possibili terapie per uscire dal tunnel..
La bulimia è un disturbo alimentare che si caratterizza per il ciclo abbuffata- espulsione del cibo ingurgitato.
I soggetti che ne soffrono tendono a presentare un quadro tipico: sono spesso tristi, annoiati, si sentono soli o inutili e per questo mangiano fino quasi a scoppiare, per poi sentirsi terribilmente in colpa; presentano inoltre una autostima molto bassa e tendenze compulsive.
Il rapporto con il cibo, infatti, spesso rispecchia il modo di affrontare la vita e le interazioni sociali.
L’arrendevolezza già sperimentata nella vita si ritrova a tavola, dove ogni 3-4 giorni il bulimico mangia fino a sentirsi male. A quel punto la pesantezza fisica e il senso di colpa spingono a mettere in pratica “condotte di eliminazione” (vomito, digiuno, sport eccessivo o abuso di lassativi), facendo instaurare un circolo vizioso.
Nessi e differenze tra la bulimia e le altre patologie alimentari: anoressia e disturbo d’alimentazione incontrollata.
La bulimia nervosa presenta alcuni punti in comune con altri tipi di disturbi del comportamento alimentare ed, in particolare, con l’anoressia e con il Disturbo d`Alimentazione Incontrollata.
Bulimia e Anoressia: il legame tra le due patologie è tale che inizialmente la bulimia era considerata come una variante dell`anoressia, in cui si presentava un`alimentazione caotica. La principale differenza tra le due forme sta nella presenza frequente di abbuffate nella BN. In ogni caso le due forme spesso si presentano congiuntamente, a tal punto che esiste una forma di anoressia definita bulimica, in cui, a seguito di una eccessiva restrizione alimentare, si cade nelle abbuffate, con conseguenti comportamenti di eliminazione e o dieta ancora più restrittiva, che innesca un circolo vizioso.
Bulimia e Disturbo d`Alimentazione Incontrollata (DAI): entrambi i disturbi sono caratterizzati delle abbuffate di cibo. L`abbuffata consiste in un episodio in cui, in un periodo di tempo limitato, 2-3 ore, un individuo mangia una quantità di cibo ingente, superiore a quella che una persona “normale” riuscirebbe a mangiare nello stesso intervallo di tempo. Durante questi episodi il soggetto non mangia per fame o per desiderio di quegli alimenti, ma semplicemente per il bisogno di riempire un vuoto e placare l`ansia. Durante questi raptus, infatti, i soggetti mangiano di tutto e possono tranquillamente passare da cibi dolci a salati nel giro di pochi minuti. In ogni caso le differenza tra i due disturbi sono molteplici: nel DAI le abbuffate sono difficilmente delimitabili, potendo durare anche intere giornate, mentre nella BN hanno una durata di qualche ora; nel DAI non è presente una dieta ferrea tra le abbuffate e i comportamenti di compenso (vomito autoindotto, uso di lassativi e diuretici, digiuno e attività fisica eccessiva) sono solo saltuari, inoltre la magrezza e il peso non sono molto rilevanti e vengono vissuti con meno angoscia rispetto alla BN. I bulimici, infatti, cercano sia di risolvere che di nascondere il problema. Questi soggetti non solo premeditano il momento in cui dare sfogo al suo bisogno di cibo, ma in seguito cercano anche di porvi rimedio provocandosi il vomito, assumendo ingenti quantità di lassativi o diuretici. Inoltre sono ossessionati dal pensiero del peso e della forma fisica e quindi fanno di tutto per cercare di non ingrassare; spesso si sottopongono anche a stressanti sedute di attività fisica, o a giorni di digiuno per cercare di espiare e compensare le abbuffate passate e quelle che già progettano inconsciamente. Chi soffre di bulimia nervosa, inoltre, cerca in tutti i modi di nascondere il proprio problema: le crisi si manifestano sempre in momenti di assoluta solitudine; questo disturbo è molto diffuso tra ragazze adolescenti e donne giovani, che, vivendo solitamente in casa con la famiglia, ricorrono a piani e strategie per fare in modo che gli altri non si accorgano del problema.
Sintomi fisici di questo disturbo dell’alimentazione.
Riconoscere il disturbo è particolarmente difficile perché il senso di colpa e di vergogna del bulimico lo rende anche estremamente attento a nascondere le manifestazioni più evidenti della malattia.
Per questo, è necessario prestare molta attenzione a tutti i comportamenti del soggetto per osservare se sono presenti:
Abbuffate, in cui il soggetto ingurgita una quantità di cibo inusuale; questi episodi, che possono durare anche due ore e si ripetono almeno un paio di volte a settimana, possono essere accompagnati dalla sensazione di aver perso il controllo. Come già accennato, però il senso di vergogna spinge gradualmente il bulimico a isolarsi per mangiare, quindi potrebbe non essere facile accorgersi delle abbuffate perché quando è in pubblico, al contrario, tende a mangiare poco o addirittura nulla. Per scoprire, dunque, se un soggetto (ad esempio una figlia/o) soffre di questa patologia, i genitori o le persone vicine dovrebbero fare attenzione alla mancanza di cibo dalla dispensa o dal frigo, oppure alla presenza di comportamenti strani e/o inusuali.
Presenza di comportamenti di compensazione, come il vomito, l'utilizzo di lassativi o diuretici, che possono manifestarsi sia dopo le abbuffate, sia dopo situazioni in cui il soggetto ritiene di aver mangiato di più di quel che merita, per questo motivo bisogna fare attenzione al tempo che il soggetto passa in bagno, valutando se, dopo un pranzo o una cena, sono presenti comportamenti strani, come fretta di alzarsi da tavola, particolare nervosismo.
Eccessivo esercizio fisico, per espiare le abbuffate e controllare il corpo e il peso. In questo caso è importante fare attenzione al cambiamento di abitudini del soggetto, ad esempio se smette di fare sport con regolarità, ma alterna a giorni di pausa giornate di sfiancanti e stressanti allenamenti, soprattutto aerobici e cardiovascolari.
Un ultimo aspetto da sottolineare è che attraverso il vomito, l'uso di lassativi e diuretici e l’attività fisica, il peso rimane costante, per cui la malattia è meno evidente rispetto, ad esempio, all’anoressia, che fin dall’inizio causa forte dimagrimento.
Sintomi psicologici che accompagnano la bulimia.
Oltre ai problemi fisici il soggetto bulimico può manifestare anche disturbi psicologici come:
crisi d’ansia;
depressione;
disturbi bipolari, con alternanza di stati depressivi ed esaltazione maniacale;
disturbi della personalità, soprattutto di tipo Boderline, dovuti ad una instabilità emotiva ed affettiva, con difficoltà nel controllare gli impulsi e condotte esplosive rivolte non solo verso il cibo, ma anche nelle relazioni;
disturbo da abuso di sostanze o alcol.
Cause: perchè il soggetto perde il controllo e mangia troppo?
Le cause del disturbo sono assimilabili a quelle che provocano altri disturbi alimentari.
Si possono riconoscere un insieme di elementi di tipo individuale, familiare e socioculturale che possono predisporre, scatenare e mantenere il disturbo.
Tra i fattori individuali possiamo citare: aspetti genetici, con presenza di familiarità per DCA e per patologie psichiatriche; influenza di scompensi neuroendocrini e neurotrasmettitoriali, ossia di alterazioni che riguardano il sistema neuroendocrino, in relazione con i neurotrasmettitori, in particolare la serotonina, che influisce sulla regolazione del tono d`umore e del senso di fame/sazietà; presenza di patologie psichiatriche specie depressione e abuso di sostanze; traumi o storie di abusi emotivi, sessuali o fisici; eccessiva dipendenza e accondiscendenza verso gli altri; obesità infantile.
Tra i fattori familiari si riscontrano maggiormente conflitti esplosivi e difficoltà comunicative; invischiamento, cioè relazioni molto strette caratterizzate da scarsa definizione di ruoli e scoraggiamento dell'autonomia; elevate aspettative; eccessiva attenzione per il peso e la dieta.
Infine tra i fattori socioculturali possiamo menzionare l'esaltazione della magrezza e del mito della bellezza efebica; pressioni sociali verso le forme corporee magre e le diete; esaltazione dei DCA; modifiche al ruolo della donna.
Tutti questi fattori incidono congiuntamente in vario modo alla determinazione e al mantenimento del disturbo.
Conseguenze delle abbuffate seguite da eliminazione.
La Bulimia Nervosa è un disturbo complesso, che può comportare conseguenze anche gravi.
Le conseguenze fisiche.
Le conseguenze fisiche a causa delle condotte di eliminazione (soprattutto per il vomito autoindotto e per l`eccessivo utilizzo di lassativi e diuretici), di cui i soggetti fanno uso sono:
stipsi, acidità e rallentamento del transito intestinale, con dipendenza nell'utilizzo di lassativi e diuretici;
problemi renali e di fegato causati a seguito delle condotte di eliminazione (soprattutto per il vomito autoindotto e per l`eccessivo utilizzo di lassativi e diuretici);
problemi dentali (smalto opaco, carie, erosione dentale, infiammazioni) causati dal vomito;
aritmia cardiaca, causata dal vomito autoindotto che può portare ad alterazioni degli elettroliti, soprattutto il calcio, il magnesio e il sodio, con ripercussioni sul funzionamento del cuore fino al possibile arresto cardiaco;
cicatrici e callosità sul dorso della mano (segno di Russell) dovuti all’uso delle dita per provocare il vomito;
cattiva assimilazione di alcuni tipi di nutrienti, con un indebolimento generale del soggetto, che può sentirsi spesso stanco ed affaticato;
problemi cutanei, con cute secca, brufoli, caduta di capelli, unghia deboli, ingiallite ed erose.
Conseguenze psicologiche.
Importanti sono anche le implicazioni psicologiche:
Il soggetto dimostra una forte preoccupazione e una cura maniacale del proprio aspetto fisico: l’autostima è strettamente legata al peso. In quest'ottica, le frequenti crisi con abbuffate dei bulimici servono ad assecondare, e in un certo senso confermare, la loro paura più grande, ovvero quella di non valere niente, di non riuscire a portare a termine ciò che ci si prefigge, di essere dei falliti e quindi di non avere nessun controllo su se stessi. Per questo, la bulimia è in un certo senso complementare rispetto all’anoressia: molti sintomi, come le condotte compensative o la chiusura in sé stessi, la difficoltà di comunicare, accomunano le due malattie, che spesso si alternano. Secondo alcuni psicologi la bulimia sarebbe invece una reazione al conformismo quotidiano dal quale il soggetto si sente schiacciato. Non potendosi ribellare apertamente trova nella trasgressione alimentare la sua rivincita, ribellandosi al mondo che lo tiene sotto scacco.
Le condotte di eliminazione sono dovute al malessere psicologico, con senso di colpa e fallimento per aver perso il controllo e per l`intenso terrore di ingrassare, che si manifestano dopo le abbuffate e che inducono al soggetto a rimediare con vari comportamenti, che, come abbiamo visto, producono numerosi problemi fisici, a cui bisogna prestare attenzione.
Infine, l`attenzione esasperata verso il corpo nasconde un'incapacità di comunicare, di esternare un disagio o sentimenti vissuti come angosciosi ed inaccettabili. Il corpo diviene la via privilegiata in cui il soggetto, che si sente inutile ed inadeguato, può rivalersi per effettuare un controllo e dominare qualcosa, in una vita incontrollabile. Tuttavia, i rigidi regimi di controllo non possono durare a lungo, per cui si manifestano le abbuffate, con perdita di controllo, conseguente senso di colpa e nuovo controllo, in un circolo vizioso molto pericoloso per la salute psicofisica e sociale del soggetto.
Come riconoscere un bulimico?
Per effettuare la diagnosi può essere utile attuare sia un esame medico sia un esame psicodiagnostico.
L’esame Medico permette di individuare sintomi e segni conseguenti ad una difficile relazione col cibo.
L’esame psicodiagnostico si basa su un colloquio preliminare col soggetto, con raccolta delle informazioni anamnestiche e riflessione sul sintomo. Può essere correlato dall'utilizzo di strumenti psicodiagnostici (test), tra i quali si possono citare:
EAT-26 (Eating Attitude Test), è un test molto utilizzato per lo screening del rischio di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare (DCA) nella popolazione generale. Le domande del test si concentrano sul rapporto con il cibo, considerando le paure e le ansia relative ad esso.
BETQ -R (Binge-Eating Trigger Questionnaire Revised), è un test, sotto forma di questionario, utilizzato per scoprire le motivazioni delle “abbuffate”, per cui si concentra sui sentimenti, le emozioni, le sofferenze ad esse collegate.
EDSIS (Eating Disorder Symptom Impact Scale), è un test che viene utilizzato per esaminare il comportamento del soggetto, il suo tipo di nutrizione e l'eventuale isolamento sociale.
Una volta individuata la malattia però è necessario affrontare il primo grande ostacolo ovvero far riconoscere al soggetto la sua patologia; solo dopo la fase dell’accettazione, infatti, è possibile intervenire con le cure adeguate.
Come uscire da questo disturbo del comportamento alimentare?
Come accade per l’anoressia, anche la bulimia richiede innanzitutto il riconoscimento della malattia stessa da parte del malato, che deve acquisire la consapevolezza di doversi curare. Per questo è importante essere aperti e sinceri, manifestando le proprie preoccupazioni al soggetto bulimico, facendo capire la gravità della patologia e l'importanza di un intervento specializzato.
Inoltre, è anche importante documentarsi sul disturbo, valutando i fattori che possono averlo scatenato, richiedendo l'aiuto di uno psicoterapeuta specializzato nei disturbo del comportamento alimentare, che possa aiutare a risolvere le difficoltà presenti a livello individuale e familiare.
Per quanto concerne la terapia, per la bulimia nervosa è necessario un intervento multidisciplinare, in cui cooperino diverse figure professionali, con lo scopo di favorire una presa in carico globale del soggetto, considerando così i molteplici aspetti coinvolti.
Per cui è importante integrare:
una riabilitazione nutrizionale, che consenta di sviluppare una sana alimentazione e favorire comportamenti idonei nei confronti del cibo;
un intervento psicoterapeutico, che consenta di elaborare i nodi conflittuali, le difficoltà e i blocchi emotivi e psicologici presenti, riuscendo cosi a ripristinare un adeguato rapporto col cibo e il corpo;
gli interventi psicoeducativi, per consentire una maggiore comprensione dei meccanismi del disturbo;
gli interventi psicosociali, per acquisire abilità sociali necessarie per l'inserimento nel tessuto sociale e lo sviluppo di sane relazioni:
i gruppi di auto-mutuo aiuto, sono gruppi di confronto e aiuto tra persone con simili problemi, in un clima di reciproca accoglienza e fiducia; questa terapia è diffusa soprattutto negli USA, anche se attualmente sta prendendo piede anche in Italia. Molti si sviluppano utilizzando il web, che consente di creare comunità online facilitando il dialogo, per quanto “virtuale”.
il trattamento farmacologico, che ha una funzione supportiva, permettendo di influire positivamente sulla difficoltà nel controllo degli impulsi, che conduce ad abbuffate, e sui sintomi psichiatrici, specie quelli depressivi, che spesso si associano al disturbo. A tal fine vengono in genere prescritti farmaci antidepressivi (Fluoxetina, Paroxetina, Sertralina, Citolopram). Comunque, questi interventi dovrebbero essere calibrati sulle esigenze dei pazienti, valutando la disponibilità degli stessi, in quanto a causa del vomito possono anche non essere assimilati.
Vi sono poi nuovi trattamenti basati su cure della medicina naturale, come la fitoterapia e l’omeopatia. La fitoterapia si basa sull`utilizzo di piante, tra cui l`arancio amaro, il biancospino, il tiglio, che hanno azione sedativa e calmante. Per quanto riguarda l`omeopatia sono consigliati spesso l’uso dei fiori di Bach, per rimuovere l`emozioni negative e fare il pieno di energia, e la Valeriana, che ha funzione calmante.
La bulimia è una patologia da non sottovalutare: può avere risvolti rischiosi sulla vita stessa e va curata col supporto degli specialisti!
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