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Da molti condannato per i suoi effetti antinutrizionali, l’acido fitico continua ad essere oggetto di dibattito nella comunità scientifica e non. In quali alimenti si trova? Scopriamo quali sono le sue proprietà e se rappresenta un pericolo reale per la nostra salute.
L’acido fitico, detto “mio-inositolo esafosfato” (IP6), è una sostanza che immagazzina il fosforo nei vegetali che contengono degli enzimi, chiamati fitasi, che lo degradano durante la germinazione, permettendo alla piantina di usufruire del fosforo necessario per la sua crescita.
L’uomo ne è privo, tuttavia, le fitasi contenute nei legumi e nei cereali, ingeriti, si attivano nell'ambiente acido dello stomaco, degradando una piccola frazione di IP6 che permette l’assimilazione del fosforo liberato. La quota rimanente giunge nell'intestino ed influisce sull'assorbimento dei nutrienti.
Acido fitico e fitati (i suoi sali di calcio e magnesio) abbondano nella crusca dei cereali e nei legumi (più precisamente nelle foglioline embrionali, chiamate cotiledoni), mentre è completamente assente in latte e derivati, uova, oli e grassi animali.
Ecco quali sono le principali fonti: Quantità per 100 g:
L' acido fitico ha proprietà antiossidanti e quindi può contribuire al mantenimento dello stato di salute del nostro organismo.
La forte attività antiossidante, dovuta alla capacità di sequestrare il ferro, rende l'acido fitico capace di prevenire la formazione di tumori. Esso, infatti, catalizza la formazione dei ROS, le specie reattive dell’ossigeno che ossidano i lipidi di membrana, danneggiano le proteine e gli acidi nucleici, come il DNA. I danni al DNA, se non riparati, aumentano il rischio di sviluppare tumori.
L'acido fitico, grazie alla sua proprietà chelante, riduce l'assorbimento di calcio indispensabile per la formazione dei calcoli ai reni.
L'acido fitico rientra nella composizione di creme per le discromie del viso (le “macchie”) è in grado, infatti, di ridurne la formazione e di schiarire quelle già formate, attraverso due meccanismi:
Viene usato nei peeling, tecniche mirate a rimuovere impurità ed inestetismi dalla pelle. Si tratta soprattutto di peeling superficiali, agenti a livello epidermico, atti a rimuovere discromie e altri segni del photoaging (l’invecchiamento dovuto alle radiazioni solari), nonché i segni dell’acne (un’infiammazione della pelle dovuta ad un aumento della secrezione di sebo e della proliferazione delle cellule epidermiche) come punti neri (comedoni) e pustole.
Gli effetti dell’acido fitico sono strettamente correlati alla sua struttura. Analizziamoli nel dettaglio:
L'ascido fitico è considerato una sostanza antinutrizionale in quanto interagisce con l'assorbimento dei nutrienti da parte dell'organismo con un duplice meccanismo d’azione.
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Nonostante ciò, è anche vero che nelle persone che seguono una dieta sana ed equilibrata, l’acido fitico non provoca carenze.
Bisogna stare un pò più attenti all'alimentazione di alcuni soggetti.
L'assunzione di fitati è potenzialmente dannosa per i bambini e le donne in gravidanza perchè hanno un aumento fabbisogno di ferro, calcio e zinco.
L'acido fitico viene impiegato come conservante (a concentrazioni dello 0,1%) in virtù della sua capacità di sequestrare i metalli e impedir loro di intaccare gli altri ingredienti.
Le sue forti proprietà antiossidanti fanno sì che l’acido fitico trovi largo impiego in dermatologia, estetica e cosmesi.
La presenza di fitati in cereali, legumi ed altri alimenti può essere limitata attraverso strategie mirate ad aggirare il problema.
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