Si parla di sindrome metabolica quando si riscontrano almeno tre di questi disturbi: iperglicemia a digiuno, aumento della concentrazione nel sangue di colesterolo totale e trigliceridi, riduzione del colesterolo HDL, aumento della pressione arteriosa, eccesso di grasso sulla pancia. Ma quali sono le cause che portano a questa condizione? E soprattutto come fare a prevenirla? Esaminiamo le cause ed i sintomi di questa malattia che comporta numerosi rischi se non prevenuta con una dieta ed uno stile di vita corretto.
Con il termine sindrome metabolica si indica una condizione caratterizzata da un insieme di sintomi, in particolare un quadro clinico in cui sono presenti tre o più delle seguenti condizioni:
A seconda delle linee guida considerate, possiamo trovare nei criteri diagnostici della sindrome metabolica anche aumento della concentrazione ematica di acido urico e presenza di steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso).
Visto quindi che i valori alterati sono molti, secondo alcuni autori la dizione più corretta sarebbe sindrome plurimetabolica.
Nella maggioranza dei casi di sindrome metabolica, tutti i valori alterati riconoscono come causa patogenetica comune l’insulinoresistenza.
L’insulinoresistenza è la non-sensibilità dei tessuti periferici all’azione dell’insulina e determina:
L’iperglicemia induce poi il corpo ad aumentare la quantità di acqua riassorbita dai reni che servirà per diluire il glucosio nel sangue.
L’aumento della quota di acqua nel sangue fa aumentare la gittata cardiaca facendo comparire l’ipertensione.
L’ipertensione danneggia le pareti dei vasi sanguigni, in particolar modo lo strato a diretto contatto con il sangue (endotelio).
L’iperglicemia a sua volta fa aumentare il colesterolo LDL che va a depositarsi all’interno delle lesioni endoteliali, innescando il processo dell’aterosclerosi.
Quindi l’insulinoresistenza causa l’iperglicemia che con un meccanismo a cascata fa aumentare la pressione del sangue e il colesterolo LDL che è alla base dell’aterosclerosi, il fenomeno che determina la maggior parte delle complicanze legate a questa sindrome.
La sindrome metabolica è una malattia silente nel senso che non ci sono dei sintomi che possono farci pensare di esserne affetti. Non è infrequente sentire che un paziente con sindrome metabolica non sapeva di averla.
L’unico modo per sapere se si è affetti da sindrome metabolica è sottoporsi a controlli frequenti per misurare la pressione arteriosa e fare gli esami del sangue di colesterolo LDL e HDL, glicemia, trigliceridi, acido urico.
Occhio anche all’esame delle urine perché la microalbuminuria (la presenza di albumina nelle urine) è il primo campanello d’allarme dell’insufficienza renale.
I sintomi compariranno solo quando saranno sopraggiunte delle complicanze.
Solo quando per esempio l’iperglicemia sarà sfociata in diabete conclamato, potremo avere poliuria (diuresi frequente), polidipsia (urgenza di bere acqua molto spesso), offuscamento della vista.
Fattori di rischio che possono aggravare la condizione. Come si può facilmente immaginare, questi disturbi peggiorano la qualità della vita di chi è affetto da sindrome metabolica e ne aumentano la mortalità. Una ricerca svolta da scienziati finlandesi ha dimostrato che i soggetti con sindrome metabolica hanno un rischio di morire entro 10 anni aumentato di 3 volte rispetto alle persone sane. I rischi per la salute saranno maggiori al crescere del numero dei fattori di rischio cardiovascolare:
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Le principali complicanze della sindrome metabolica sono:
Tutte condizioni che peggiorano la qualità della vita e aumentano la mortalità.
Approfondiamo nel dettaglio la fisiopatologia, cioè i meccanismi attraverso i quali si instaurano queste complicanze.
Gli elementi basilari della sindrome metabolica sono insulinoresistenza e iperglicemia.
Se queste due componenti non vengono trattate, alla lunga l’organismo non riesce più a controllare l’omeostasi dei carboidrati e ci sono buone probabilità di sfociare in diabete conclamato.
Il diabete a sua volta provoca cecità, disturbi della circolazione sanguigna e del sistema nervoso periferico, insufficienza renale e malattie cardiovascolari.
L’insulinoresistenza determina la dislipidemia (aumento del colesterolo LDL associato alla diminuzione del colesterolo HDL) che fa progredire l’aterosclerosi: il colesterolo in eccesso nel sangue si deposita nelle lesioni dei vasi sanguigni, in modo che il lume vasale si restringe sempre più fino a otturarsi del tutto.
Se questo accade si verifica l’ischemia, che potrà essere infarto se colpisce le arterie coronarie, o ictus se invece sono interessate le arterie cerebrali. Per di più il colesterolo in eccesso affluisce al fegato e vi si deposita causando steatosi epatica.
In alcuni soggetti affetti da sindrome metabolica si può avere un innalzamento dei valori plasmatici di acido urico che può portare alla gotta.
È stata inoltre scoperta l’associazione tra sindrome metabolica e psoriasi e tra sindrome metabolica e diversi tipi di tumori.
Da quanto detto è chiaro che non esiste una terapia specifica per la sindrome metabolica, ma delle cure appropriate per le varie condizioni che presenta.
Una dieta ipocalorica, assolutamente indispensabile per dimagrire, deve essere equilibrata in modo non solo da consentire una perdita di peso ma anche da normalizzare la glicemia, il colesterolo e i trigliceridi.
Una dieta tipo indicativa prevede un’assunzione giornaliera di 1200/1600 Cal a seconda delle caratteristiche fisiche del soggetto.ed è bilanciata nei rapporti tra i vari principi alimentari.
La dietà dovrà essere poi iposodica per ridurre la pressione.
Approdfondisci le caratteristiche della dieta iposodica.
Dieta 1600 Cal.
Colazione |
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Pranzo |
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Cena |
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L’attività motoria è anch’essa fondamentale perché ci aiuta a velocizzare il dimagrimento e a ridurre l’insulinoresistenza, il tessuto muscolare, infatti, è in grado di captare il glucosio anche senza l’intervento dell’insulina solo durante l’esercizio fisico.
È necessario poi astenersi dal fumo di sigaretta e dal bere alcolici e ridurre lo stress della vita quotidiana.
Se il medico ritiene di dover intervenire anche con i farmaci, la modifica dello stile di vita è ugualmente necessaria e permette di ridurre il dosaggio dei farmaci stessi.
I farmaci che il medico prescriverà potranno essere a seconda dei casi: insulina o ipoglicemizzanti per migliorare la glicemia, statine per ridurre il colesterolo, diuretici o beta-bloccanti per ridurre la pressione.
Può essere utile inoltre un integratore di omega 3 che migliora la colesterolemia, riduce la coagulabilità del sangue e riduce il rischio di infarto e ictus.
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