L’autostima femminile è il modo in cui una donna si percepisce: è legata, infatti, al livello di stima che ha di sé stessa e delle sue capacità .
Metaforicamente, si può immaginare questo valore come se scorresse lungo un asse avente due estremi: uno positivo ed uno negativo. In base al punto in cui tale valore di autostima si trova lungo questo asse immaginario, una donna può avere una bassa autostima, alta, oppure collocarsi in posizioni intermedie. Vediamo insieme come si forma l’autostima, in particolare nei soggetti di sesso femminile, e cosa accade se viene a mancare… o viceversa.
Non è semplice dare una definizione precisa di cos’è l’autostima femminile, in linea generale si può affermare che dipende direttamente dal livello di stima che una donna ha di sé stessa, non soltanto del proprio corpo ma soprattutto delle proprie capacità, dei propri limiti e degli obiettivi da raggiungere nella propria vita. L’autostima, in questo senso, è l’espressione del rapporto profondo che la donna ha con la propria personalità e con il modo in cui la manifesta nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni interpersonali.
Essa è basata sulla consapevolezza del proprio valore come persona e come donna: dipende dalla fiducia che si nutre nelle proprie capacità e nell’accettazione di queste ultime, nel livello di importanza che si dà al proprio essere donna, non per il modo in cui si appare ma per ciò che si è veramente.
Immaginando la scala di valori sulla quale si pone il grado di stima di se stesse, se esso tende all’estremo negativo, si parla di bassa autostima, o di mancanza di autostima. La donna che ha una bassa autostima non crede in se stessa e nelle proprie capacità, si percepisce limitata e non accetta i propri limiti, che possono essere sia di natura estetica che comportamentale. La donna con una bassa autostima crede di avere sempre qualcosa da migliorare, vive spesso il complesso di inferiorità nelle relazioni interpersonali (sia con le altre donne che con il sesso opposto), sviluppa forme di insicurezza nella sua socialità, che può essere data dalla famiglia e/o dalla carriera. Per questo vive male, si sente inadeguata e può sviluppare anche delle fobie.
Come vedremo più avanti per la formazione dell’autostima è molto importante il rapporto che si ha con i genitori nella fase dell’infanzia e dell’adolescenza, ma se questo periodo serve a stabilire le basi dell’autostima ci sono poi tutta una serie di fattori che possono incidere ed influenzare negativamente il livello di fiducia che una donna ha di se stessa. Ad esempio:
Luoghi comuni sulle donne: basta pensare ad uno dei proverbi più diffusi nel nostro paese, “donne al volante pericolo costante” per rendersi conto di come anche una cosa semplice come prendere la patente ed utilizzare la macchina per i propri spostamenti quotidiani si possa trasformare in una vera e propria sfida ai pregiudizi ancora molto diffusi in una società che per molti versi è ancora fondamentalmente maschilista. Questo atteggiamento diffuso può portare le donne più insicure a vivere male anche cose semplici come il guidare, limitandone la qualità di vita.
Donne in carriera e in amore: quello del lavoro è un ambito che spesso porta le donne a mettere in crisi la propria autostima. Nella nostra società infatti non è ancora del tutto naturale vedere donne ai posti di comando, per cui per le lavoratrici è spesso più difficile affermare la propria bravura e competere alla pari con gli uomini.
Ma anche le donne che hanno una forte autostima e tenacia e riescono a combattere ed ottenere posizioni di potere si trovano poi ad avere crisi di autostima perchè l’essersi concentrate troppo sulla carriera le ha portate a trascurare affetti e famiglia e quindi si ritrovano single e senza figli in età avanzata, o con pesanti sensi di colpa per aver trascurato mariti e figli. Le donne infatti vivono spesso in un eterno conflitto tra l’essere gli angeli del focolare e quindi dedicarsi solo ed esclusivamente alla famiglia, ed il voler realizzare la propria indipendenza e realizzare i loro sogni.
Donne ed estetica: da non sottovalutare neanche il rapporto che le donne hanno con il loro corpo. I mezzi di comunicazione ci bombardano con modelli femminili perfetti, con seni abbondanti senza un filo di cellulite e senza una ruga nonostante si siano superanti da un bel po’ gli anta, tutto questo porta spesso le donne a vivere in maniera conflittuale il rapporto con il proprio fisico: seguire diete dimagranti estenuanti, sottoporsi a trattamenti estetici per sconfiggere la cellulite, a plastiche per avere seni alti e sodi e lifitng per livellare le rughe del viso, sono solo alcuni dei modi in cui le donne esprimono questo loro disaggio.
Vi sono anche casi opposti, in cui il valore dell’autostima può tendere verso l’estremo positivo, sviluppando così delle forme di eccessiva autostima. Si parla in tal caso di autostima ipertrofica, che rende le donne eccessivamente sicure di se stesse e delle proprie capacità, anche laddove non è così realmente, senza la capacità di riconoscere eventuali errori commessi e quindi senza la possibilità di autocorrezione e autocontrollo. Le donne (ma le persone in genere) così si mostrano testarde, orgogliose e presuntuose.
La bassa autostima femminile rende le donne più fragili e più soggette a problemi di ansia generale. In realtà, la mancanza di autostima nasce da una specie di dislivello tra il modo in cui ci si percepisce e come si è realmente, tra il modo in cui ci si sente e come si vorrebbe essere. Questo divario, entro certi limiti, è normale e può rappresentare anche uno stimolo nel cercare di diventare quello che si vorrebbe, ponendoselo come obiettivo concreto. La discrepanza tra il sé reale e il sé percepito, invece, diventa un forte ostacolo quando la donna si arrende, quando sente che quello che vorrebbe essere è troppo lontano e difficile da raggiungere e ferma così la sua ricerca, che è anche evoluzione. La paura di non farcela diventa fonte di fobie, sino anche al raggiungimento di stati depressivi. Fortunatamente però abbiamo a disposizione una serie di strade per cercare di migliorare la stima che si di se stesse, una volta capito che si ha bassa autostima quindi non bisogna fare altro che scegliere quella che si ritiene la strada più adatta a migliorarla.
L’autostima non è un fattore esterno da raggiungere, ma la si deve ricercare dentro di sé. Avere una buona stima di sé non significa diventare migliore in qualcosa, ma imparare ad accettare ciò che si è e a “lavorare” sulle proprie capacità, per valorizzarle e sfruttarle al meglio. Il primo passo per migliorare la propria autostima è cercare di capire che i modelli femminili proposti da tv, giornali, e pubblicità in genere la pubblicità, sono innaturali, e che per quanto sia positivo prestare attenzione al proprio aspetto non bisogna fane un ossessione.
L’autostima nasce dalla propria essenza e non dalle apparenze. La pubblicità punta alle apparenze, facendole passare come elementi essenziali per la personalità: cedere alla tentazione e acquistare prodotti, capi di abbigliamento o quant’altro viene proposto non è un male assoluto. Può aiutare, nella giusta misura, a sentirsi soddisfatte, ma non risolve il problema alla base se la l’autostima è bassa. Si tratta di un’illusione provvisoria, che presto scompare.
Aumentare la propria autostima si può: questa è un elemento non statico, ma dinamico, cambia continuamente, e spetta ad ognuna fare in modo che non diminuisca, alimentandola quotidianamente con piccoli gesti.
Per la donna, riappropriarsi della propria autostima richiede l’accettazione della propria essenza femminile, delle proprie caratteristiche che sono naturali. Nel rapporto con l’altro sesso, per esempio, è importante non ricercare la parità assoluta dei sessi a tutti i costi (e non ci si riferisce alla questione dei diritti!). Uomo e donna, oggettivamente, non sono uguali: hanno delle caratteristiche fisiche e caratteriali differenti, che li rendono complementari. La donna deve riappropriarsi della propria essenza femminile e cercare un giusto equilibrio tra tutte le anime che convivono in lei, ovvero seduttrice ed amante, moglie fedele, madre premurosa, lavoratrice stimata. e riuscire ad accettare il proprio corpo anche con le tipiche curve e “abbondanze” che sono comuni a tutte e affrancarsi, dai modelli proposti delle copertine patinate.
Aumentare la propria autostima richiede quindi un lungo e costante lavoro su se stesse. Come?
Lavorando su se stesse, sulle proprie percezioni, sul proprio modo di essere. È importante interrogarsi sulla propria natura, sul proprio io, sulle proprie capacità, analizzando i propri punti di forza e i propri limiti. L’accettazione dei propri limiti (non con atteggiamento di rassegnazione, ma come sana consapevolezza di se stesse) e l’impegno di valorizzare i propri punti di forza costituiscono un ottimo punto di partenza per aumentare la stima che si ha di sé.
Rivedendo il proprio sé ideale. E’ importante rivedere il modo in cui si vorrebbe essere, riguardare i propri obiettivi e valutarne la realizzabilità effettiva. Non è corretto, infatti, porsi degli obiettivi fuori dalla propria portata, o dalla propria natura perché a lungo termine generano rassegnazione e pessimismo. Il primo passo infatti è capire ciò che veramente si vuole e mirare a quello senza lasciarsi fuorviare dall’idea che gli altri o noi stesse ci eravamo costruite. Non c’ è niente di sbagliato ad esempio ad ammettere che non si vuole diventare avvocati o medici come i nostri genitori avrebbero voluto e noi creduto per un lungo periodo, rinunciare a dei progetti ideali per seguire la propria inclinazione non deve essere vissuto come un fallimento o una rinuncia, ma anzi come un qualcosa di positivo, una rinascita un rimettersi in gioco per inseguire la vita che realmente ci appertiene. E’ importante valorizzare anche una piccola qualità positiva di se stesse, partendo da questa e provando a vedere cosa si può ottenerne lavorandoci su.
Un normale e sano livello di autostima, infatti, porta sia all’avere fiducia nelle proprie capacità ma anche a riconoscere gli errori commessi e a porvi riparo. La sana autostima aiuta a prendere decisioni senza eccessiva preoccupazione e insicurezza, permette di avere un atteggiamento realistico, è indipendente dal giudizio altrui. La donna che ha una buona stima di sé sa ammettere cosa non va, quali sono le proprie positività (per sfruttarle al meglio) e quali le proprie criticità (per imparare a superarle).
Come già accennato l’autostima è un sentimento connaturato nel nostro stesso essere, quindi questa cresce e si sviluppa con noi nel corso del vita. Le fasi dell’infanzia e dell’adolescenza in particolare sono fondamentali perchè sono quelle in cui affondano le radici della propia autostima. E’ nella fase di formazione e di sviluppo infatti che ci inizia a crare un idea di se stessi, e si effettuano i primi confronti tra se ideale e se percepito, di solito se in questo periodo si hauna buona autostima è difficile che questa venga poi meno nel corso della vita, fatti salvi eventi traumatici come una separazione o un licenziamento che possono portare una donna a mettere in discussione tutte le sue certezze. Vediamo ora le fasi di sviluppo dell’autostima.
L’autostima femminile affonda le sue radici nell’età infantile. Il rapporto delle bambine con se stesse, con i genitori e con gli altri adulti, il tipo di educazione ricevuta, gli atteggiamenti di incoraggiamento (o meno) sono solo alcuni dei fattori di crescita che determinano fortemente il livello di autostima e la capacità delle future donne di credere in se stesse. Il ruolo dei genitori, nell’età evolutiva, è fondamentale. Se i genitori incoraggiano la bambina, non facendole pesare eccessivamente e violentemente gli errori commessi, se la esortano ad andare avanti con fiducia, se i rimproveri sono costruttivi (e non violenti), la stima che la bambina avrà di sé sarà molto buona. I bambini, in generale, tendono a crearsi un’immagine di sé che dipende fortemente dal modo in cui noi adulti ci rapportiamo con loro. Inoltre tendono ad assumere gli atteggiamenti che ci aspettiamo da loro, sia positivi che negativi. Una mamma insicura e con bassa autostima trasferirà le stesse sue paure alle figlie femmine; al contrario, una mamma sicura di sé, incoraggiante, fiduciosa, trasferirà nelle proprie figlie un uguale atteggiamento di fiducia in se stesse.
La fase dell’adolescenza è generalmente molto delicata e ricca di cambiamenti. Le ragazze, dall’essere bambine, diventano donne, sebbene ancora non si percepiscano come tali a tutti gli effetti. Avere una buona autostima, in questa fase, è importantissimo per la formazione di una personalità stabile, matura, sicura. Il livello di autostima, in questo delicato periodo, è determinato da alcuni fattori quali il rapporto con il mondo circostante (e dunque le relazioni interpersonali), il grado di responsabilità della ragazza, la tendenza all’estroversione o alla timidezza, l’equilibrio emotivo.
Bisogna inoltre considerare che l’autostima femminile è fortemente legata anche alla percezione e all’accettazione del proprio corpo che cambia. Nella fase adolescenziale, il corpo, fisicamente, cambia spesso in modo troppo veloce rispetto al processo interno, più lento, di accettazione e consapevolezza del cambiamento, con comuni tendenze a non accettarsi perché ancora non pronte. In questo caso, è molto importante il modo in cui la ragazza vive il rapporto con i genitori, in particolare con la figura paterna, e con i suoi pari. Se in casa ci si sente accettate e non giudicate per il cambiamento in corso, se ci si sente protette ma al contempo con il giusto grado di libertà per sperimentare le novità che la vita propone, se in casa prima di tutto c’è accettazione del nuovo divenire donna delle figlie, anche le ragazze tenderanno ad avere fiducia in se stesse e a maturare una lenta ma stabile accettazione del proprio cambiamento. L’atteggiamento degli adulti e delle figure genitoriali, dunque, deve essere critico ma allo stesso tempo orientativo verso le giuste scelte. Vi deve essere vera disponibilità all’ascolto, da cui nasce la condivisione (e non il giudizio) dei problemi, atteggiamenti di collaborazione e di vicinanza.
Migliorare l'autostima, come già detto, è un percorso che richiede un lavoro costante su se stesse, da fare a piccoli passi, quotidianamente, con una buona capacità di introspezione. Ci si può avvalere anche di utili strumenti “esterni”, ai quali si può ricorrere per aiutarsi in questo cammino. Quali sono?
Corsi di preparazione: Esistono numerosi corsi, organizzati da associazioni di carattere sociale e da esperti di psicologia e counselling. Possono essere organizzati in modi differenti: alcuni si basano sulle delle giornate di lavoro ed altri su una serie di incontri, nei quali si approfondiscono tematiche varie legate alla crescita dell'autostima e alle tecniche che permettono l'autoanalisi. Sono iniziative indirizzate alle donne che vogliono riacquistare la fiducia in se stesse, che vivono insicurezze e paure e che cercano un modo per affrontarle. Generalmente, essi si strutturano con moduli seminariali e sezioni pratiche, con il supporto di specialisti e trainer preparati. I costi e le modalità di partecipazione variano da corso a corso, è necessario trovare quello più vicino alla propria città e informarsi personalmente.
Gli esercizi: esistono poi anche una serie di semplici esercizi per l'autostima che possono essere utili per colmare tale mancanza, si tratta per lo più di piccole attenzioni da mettere in atto nella quotidianità per avere un atteggiamento positivo nei confronti della vita e di se stesse.
L'ipnosi: Al contrario di quanto comunemente si pensi, l'ipnosi è un valido strumento terapeutico utilizzato da psicologi e psicoterapeuti, anche per affrontare il problema della bassa autostima. L'ipnosi, infatti, costituisce un modo per superare la barriera del conscio e per arrivare a comunicare direttamente con il pensiero inconscio. Ciò è utile per analizzare i bisogni e le sensazioni più profonde del soggetto e capire come meglio agire.
Lo sport: Se il problema è la bassa autostima, praticare uno sport può essere di aiuto. Attenzione però a scegliere la disciplina sportiva più adatta alle proprie esigenze. Può accadere, infatti, che la competizione, l'agonismo e il rapporto con le altre persone possa minare ulteriormente il basso livello di fiducia che si ha in se stesse. Dunque, è necessario optare per una disciplina che aiuti a valorizzare i propri limiti, a riacquistare fiducia nelle proprie capacità e, fattore più importante, è necessario comprendere che l'autostima è un qualcosa che dipende da se stesse e non dal mondo esterno. Gli stimoli esterni, quali le eventuali correzioni di un istruttore o la sana competizione sportiva con gli altri sono solo degli strumenti in dotazione in più per capire i propri limiti e imparare dagli errori commessi. Imparare ad avere una buona autostima è quindi fondamentale per vivere bene con se stesse e con gli altri.
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