Fumare in gravidanza fa male, si sa. Ma quali sono concretamente i rischi per la mamma e i danni e le conseguenze per il feto? Quando conviene smettere e come farlo in modo corretto? A chi possiamo rivolgerci per salvaguardare il benessere di madre e figlio?
Ci sono moltissimi studi che confermano questa ipotesi e i danni sono maggiori per il feto piuttosto che per la mamma. Per le donne, infatti, i rischi sono quelli a cui si espongono tutti i fumatori, (che da soli dovrebbero bastare per decidere di smettere di fumare), che in alcuni casi possono essere accentuati dalla situazione di stress cui è sottoposto il corpo durante i 9 mesi di gestazione. Ricordiamoli brevemente.
I rischi per le fumatrici:
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Perchè il fumo fa cosi male? Semplice. In una sigaretta, sono contenute moltissime sostanze (metalli pesanti, nitrosamine, ecc), di cui quasi tutte sono considerate addirittura cancerogene, mentre altre danneggiano i tessuti riducendo l’apporto di ossigeno.
E quanto più si fuma, tanto più aumentano i rischi, se però mettere a repentaglio il proprio stato di salute non è un motivo sufficiente per convincere la futura mamma a chiudere con il fumo, forse può esserlo scoprire i danni che le sue sigarette possono provocare al nascituro. Perciò vediamo: quali sono questi rischi?
Facciamo un piccolo cenno ai numeri: circa il 30 % delle italiane che scoprono di essere in attesa di un figlio continuano a fumare nonostante i pareri negativi dei medici. Di queste, circa la metà riduce il numero di sigarette, mentre circa il 10 % continua a fumare fino alla fine della gravidanza |
I problemi che si possono avere quando si fuma in gravidanza sono molteplici e riguardano vari aspetti.
Prima di tutto, il rischio principale è di avere un neonato con basso peso alla nascita. Questo problema è stato dimostrato statisticamente: i neonati di madri fumatrici hanno un peso alla nascita inferiore rispetto ai neonati di madri non fumatrici.
La spiegazione scientifica è relativamente semplice: tra tutte le sostanze contenute nelle sigarette, il monossido di carbonio agisce riducendo l’apporto di ossigeno ai tessuti materni in quanto si fissa sui globuli rossi al posto dell’ossigeno stesso. Questo causa un deficit di ossigeno (ipossia) e un rallentamento della crescita del piccolo che non riesce ad alimentarsi a sufficienza.
Inoltre in concomitanza c’è l’effetto della nicotina, che agisce sui vasi sanguigni provocando vasocostrizione: riduce cioè ulteriormente l’afflusso di ossigeno.
Quindi al feto arriverà meno ossigeno e anche un nutrimento più scarso, per cui crescerà qualche cm in meno rispetto ai loro coetanei, figli di non fumatrici.
Il fumo può causare inoltre un aumento del rischio di:
parto pretermine: fino al 40 % in più di casi di parto prematuro, specie nelle donne che abusano anche di caffeina. Le donne fumatrici sono più a rischio di sviluppare malattie trombotiche e questo può causare la formazione di trombi che occludono i vasi placentari causandone un distacco intempestivo e il parto pretermine in urgenza. Anche le percentuali di amnioniti (patologia delle membrane amniotiche) sono aumentate se la mamma fuma e questo può causare una rottura prematura delle membrane che comporta un anticipo del parto rispetto al termine;
aborto spontaneo: le sostanze cancerogene e mutagene contenute nelle sigarette possono agire sui geni dell’embrione e causare malformazioni che possono portare ad una precoce interruzione della gravidanza. Inoltre il fumo agisce anche sulla motilità delle tube, rallentandone il movimento e causando un aumento del rischio di:
gravidanza tubarica (a causa del rallentamento del movimento tubarico dopo il concepimento l’embrione che si sta formando non riesce a giungere nell’utero, sua sede naturale di impianto, e si impianta nella tuba, causando una gravidanza extrauterina che se non riconosciuta in tempo può portare alla perdita della tuba stessa e a emorragie che possono risultare pericolose per la salute della mamma)
placenta previa (placenta con inserzione in basso)
aborto precoce
malattie respiratorie: i figli di madri fumatrici hanno quasi il 70 % di rischio in più di avere malattie a carico dell’apparato respiratorio. Inoltre secondo uno studio, i bimbi tra i 18 e i 30 mesi, nati da madri fortemente fumatrici, presentavano problemi di respiro affannoso, in assenza di altre patologie. Questo comporta che in età scolare saranno maggiornente soggetti ad asma, infezioni bronchiali, tosse secca, catarro;
infezioni neonatali: come abbiamo detto, i neonati nati da madri fumatrici e sottopeso sono più soggetti a infezioni in età neonatale e da adulti;
sviluppo di tumori: I bambini che vivono in un ambiente di fumatori sono maggiormente a rischio di sviluppare tumori a causa delle sostanze cancerogene presenti nelle sigarette;
SIDS: il fumo in gravidanza interferisce anche con la normale ripresa della respirazione dopo episodi di apnea ed è per questo che i neonati esposti al fumo hanno un rischio maggiore di SIDS, ossia di “Sindrome della morte improvvisa del lattante”. Proprio l’esposizione alla nicotina può alterare la funzione di alcune cellule che agiscono nella ripresa della respirazione dopo apnea. Inoltre è tossica su alcune cellule del sistema immunitario innato;
coliche: secondo uno studio olandese, i neonati nati da madri fumatrici che hanno continuato a fumare un numero elevato di sigarette durante la gestazione (fino a 50 sigarette al giorno) soffrivano maggiormente di coliche rispetto ai neonati nati in un ambiente senza fumo;
malformazioni: sebbene non sia stato dimostrato un aumento delle malformazioni fetali in donne fumatrici, è stato però evidenziato che alcune malformazioni sono più frequenti di altre, come ad esempio quelle che riguardano il viso (labioschisi, labiopalatoschisi, gastroschisi), probabilmente per l’effetto teratogeno (ossia di danneggiamento del feto) di alcune sostanze contenute nelle sigarette.
E’ stato dimostrato che anche il fumo passivo fa male al feto, infatti, il filtro della sigaretta non trattiene tutte le sostanze nocive, ma lascia che esse si spargano nell'aria.
I danni sono sicuramente ridotti rispetto all’esposizione diretta in grembo, ma può causare gli stessi danni, a seconda del grado di esposizione passiva.
Inoltre, come abbiamo detto, il fumo passivo è pericoloso anche per i neonati, che dovrebbero vivere in case libere dal fumo.
Facciamo un esempio per chiarire quanto il fumo passivo può nuocere alla gravidanza e ai neonati: secondo la legge italiana, infatti, è passibile di multa pecuniaria chi fuma nelle vicinanze di bambini o donne in evidente stato di gravidanza.
Non esiste una soglia di sicurezza sul numero di sigarette permesse in gravidanza. Gli studi sono spesso inconcludenti, anche se è pur vero che i rischi aumentano con l’aumentare delle sigarette fumate.
Ad ogni modo, anche una sola sigaretta contiene sostanze nocive per il feto, specie nelle prime settimane, dunque è importante per la salute di madre e figlio smettere o almeno diminuirne gradualmente il numero.
Non esiste quindi una soglia di sicurezza al di sotto del quale non ci sono rischi per il feto.
A causa degli effetti negativi che il fumo ha anche sul concepimento, sarebbe bene smettere di fumare ancor prima di iniziare la gravidanza.
Infatti se si sospende l’uso delle sigarette prima della gestazione, sebbene per la mamma ci vorranno anni prima di ripulire gli organi dai danni della sigaretta, per il feto sarà come se la mamma non avesse mai fumato.
Ad avallare questa idea, ci sono anche degli studi che confermano che i bimbi nati da madri ex fumatrici hanno in media lo stesso peso alla nascita di bimbi nati da madri non fumatrici e il beneficio si estende anche alla durata media della gravidanza, che si equipara a quella di una gravidanza fisiologica.
Se però la gravidanza arriva inaspettatamente, possiamo ancora porre rimedio: prima si smette di fumare e prima si interromperà la trasmissione di sostanze nocive al feto.
Anche le mamme che interrompono l’uso delle sigarette entro le prime 16 settimane, avranno una gravidanza con percentuali di rischio molto simili a quelle di una gestazione di una donna non fumatrice. Bisogna tener presente però che sono i primi tre mesi quelli cruciali per la formazione di organi, apparati e sistema nervoso, per cui è sempre consigliabile evitare di esporre il feto a sostanze tossiche e cancerogene.
Essendo il fumo un vizio molto spesso difficile da togliere, la domanda principale è: come smettere?
Approfondisci le possibili tecniche per smettere di fumare.
Sicuramente scoprire di essere incinta può dare un grande aiuto, in quanto la vita del piccolo embrione che sta crescendo dipende solo da noi e così la salvaguardia della sua salute.
Se ciò non bastasse, esistono rimedi farmacologici e rimedi psicologici.
Tra i rimedi farmacologici, ricordiamo due molecole, la vareniclina e il bupropione.
La vareniclina è una molecola che agisce a livello cerebrale simulando l’effetto della nicotina ma senza causarne gli effetti. In genere la somministrazione prevede una compressa due volte al giorno per circa 12 settimane. Essendo un farmaco relativamente nuovo, è assolutamente sconsigliato sia in gravidanza che in allattamento, in quanto non si sa gli effetti che potrebbe avere sul bimbo. Potrebbe inoltre avere anche degli effetti collaterali: depressione, agitazione, alterazioni del comportamento.
Il bupropione è un antidepressivo che però viene usato anche per il controllo del vizio del fumo. La sua funzione è attenuare il desiderio della nicotina e ridurre i sintomi da astinenza. Il trattamento dura da 7 a 12 settimane ma già dopo i primi dieci giorni comincia il suo effetto. Sebbene gli studi abbiano dati ottimi esiti, nel lungo termine ha effetti più leggeri rispetto alla vareniclina. Anche in questo caso, però, il farmaco è assolutamente sconsigliato alle donne in gravidanza e allattamento per i possibili effetti avversi che potrebbe causare.
Esistono poi dei cerotti transdermici che rilasciano nicotina. In commercio sono presenti vari dosaggi a seconda del tipo di fumatore, generalmente si inizia con un cerotto che contiene un dosaggio più alto che poi col passare del tempo si riduce. Questo fa si che il corpo si abitui lentamente a ridurre la quantità di nicotina e aiuta anche a controllare i sintomi da astinenza. In genere non si usa per più di tre mesi e va applicato una sola volta al giorno su un braccio. Essendo però a base di nicotina, anche questo è sconsigliato in gravidanza e allattamento.
Dunque se la gravidanza viene scoperta quando si è ancora fumatrici, è bene mettere da parte i rimedi farmacologici, che però possono essere usati per smettere di fumare prima di avere la gravidanza, se si pianifica. In questo caso, basterà lasciar passare almeno un mese dall’ultima compressa o cerotto, prima di provare a restare incinta, in quanto l’organismo si ripulirà da tutte queste sostanze.
Il sostegno psicologico può aiutare le future mamma a liberarsi dalle sigarette. Se però la gravidanza è in corso, si può ricorrere ad una terapia psicologica, sia individuale che di gruppo. Inoltre in tutte le Regioni italiane esistono dei centri antifumo che possono aiutare a smettere con il tabacco e l’Istituto Superiore di Sanità ha anche attivato un numero verde a cui potersi rivolgere e una pagina web tramite la quale reperire tutte le informazioni necessarie per ricevere aiuto o chiamere il (TVF) Telefono verde contro il fumo: 800 554 088, per ricevere assistenza. |
Anche dopo il parto, l’effetto negativo delle sigarette si trasmette ugualmente al neonato.
La nicotina, come abbiamo detto, passa attraverso la placenta e dopo la nascita anche attraverso il latte materno, arrivando fino al sistema nervoso del neonato.
Inoltre uno dei fattori di rischio di SIDS è proprio una casa, e in particolare una stanza da letto, piena di fumo, in quanto impedisce una corretta e sana respirazione notturna.
I bambini di genitori fumatori saranno maggiormente predisposti a patologie bronchiali anche se non sono stati esposti al fumo in utero e da grandi rischieranno di diventare fumatori a loro volta.
Gli effetti negativi sono dunque assimilabili all’esposizione al fumo in utero e in più:
difficoltà a dormire
irritabilità
difficoltà respiratorie
coliche
Ad ogni modo, se si riesce a smettere di fumare in gravidanza, è auspicabile non tornare a fumare in allattamento. Spesso accade infatti che si aspetta il momento del parto per poter finalmente tornare ad assaporare una sigaretta.
Il consiglio è: se non avete fumato per nove mesi, continuate sulla giusta strada togliendo il fumo definitivamente dalla vostra vita, farà bene al piccolo ma farà bene anche a voi stesse!
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